Se i promessi sposi intendono festeggiare nei propri luoghi di origine, occorre rispettare non soltanto il contesto culturale, ma soprattutto quello religioso. È il caso, ad esempio, del matrimonio indù, sia esso Brahma, Daiva, Arsha, Prajapatya, Gandharva o Asura, che oltre ad essere caratterizzati da specifiche ritualità, richiedono agli invitati un vestiario consono. Stessa cosa accade nel matrimonio officiato con rito musulmano, che consente sì un abbigliamento curato, ma al contempo modesto. Sono esclusi quindi gli abiti che presentano licenziose trasparenze o strategiche aderenze. Nel caso di cerimonia shintoista, soltanto la sposa e lo sposo possono indossare shiromoku e kimono, mentre gli ospiti devono vestire in modo formale. Sì quindi a completi giacca e cravatta, tubini monocromatici e tailleur spezzati. Gli accessori possono essere abbinati in modo del tutto arbitrario, sempre a patto di non esagerare, per non calamitare su di sé l'attenzione generale.